di Francesca Ruth Brandes

• tratto dal sito Finnegans - Rivista culturale

« Nodi parlati, silloge di Alessandra Pellizzari, NEM, 2019, con la splendida traduzione in inglese di Patrick Williamson, è subito divenuto - in queste settimane di alta marea e di polemiche - il manifesto della Venezia resiliente, bene comune d’inestimabile bellezza, troppo spesso trascurata e vilipesa.

L’autrice opera, tuttavia, senza accenti stentorei, senza retorica. La sua forza sta nell’essere sottile. La parola nitida, cristallina di Alessandra non elude lo smarrimento, anzi, lo abita e, nella sosta - lagunare, transtemporale, gocciante ­- si delinea una possibile, non definitiva condizione poetica. Nel momento in cui ciò avviene, si fanno scoperte, impensabili prima della sillabazione. La poetessa si arresta e – in quella nicchia di senso – c’è tutta l’angoscia del presente. Si prende posizione nel pericolo. Le vie del suo scrivere sono una geografia senza carte, quasi un sentiero che si cancella alle spalle, di continuo. La contemplazione, ad ogni respiro, è nuova. »
… Fluttua il manto innevato dai respiri,
sugli occhi della solitaria lanterna magica.
Mentre irrompe l’adagio
di una pietra d’inciampo.

( p. 12 )

« Non esiste punto di approdo; il viaggio è interminabile e costituisce, di per sé, un valore mai disatteso. Se esistesse una meta, sembra dirci Pellizzari, questa coinciderebbe con la fine del nostro esserci. Alessandra, invece, compare. Compare sulla scena del mondo, sul margine delle acque, nel ricordo di splendori antichi. Compare e vibra, come farebbe un basso continuo:

Ecco l’eco effimero delle sale annegate dal buio,
crepitano i pavimenti e gli anfratti.
Non si scioglie lo scompiglio delle mani
lungo l’intercapedine, le lacrime, le crune d’ago
dell’angelo animale, la pioggia sacrificale.

( p. 28 )

« È l’umor vitreo del mondo, il suo canto, rifrange la luce e mantiene i contorni della visione. È la via dell’identità presente, che nomina le cose comparendo al giorno. »

... Adesso ciò che rimane sconosciuto
è più certo.

( p. 26 )

« Sono versi implacabili, taglienti come lame. Soprattutto perché Pellizzari, comparendo al giorno, fa opera - basilare, pura, salvifica - di testimonianza. Così vale anche per la realtà (e questo evita ogni afflato profetico): si può renderla pronunciabile solo nella rinuncia a possederla appieno. »

(...)

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Nodi parlati
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